Origine del nome cachi

E’ un frutto che viene consumato molto in questa stagione.
Questo frutto è arrivato in Europa nel 1789, mentre nel 1870 quando si diffuse in Nord America ha assunto lo stesso nome giapponese cachi (o kaki) è stato adottato anche come termine scientifico.
I cachi che comunemente si trovano in commercio sono quelli dolci (Amagaki) e possono essere consumati senza togliere l’effetto astringente.

In origine, i cachi contengono una sostanza amara e astringente detta tannino.
Si dice che il tannino abbia effetti sui postumi delle sbornie e sulla pressione alta, ma quando il tannino si dissolve in bocca, si sente l’effetto astringente sulla lingua.
Al momento della raccolta quando il frutto è maturo, il tannino non si dissolve in bocca e si avverte solo la dolcezza dei cachi.
Cachi essiccati “Hoshigaki”(干し柿)
Fra i cachi ve ne sono alcuni che non perdono l’astringenza anche quando sono maturi, questi sono detti in giapponese “Shibugaki” (渋柿).

Gli antichi trovarono la soluzione per il tannino sbucciando i cachi e lasciandoli essiccare.
Siccome con temperature alte si sviluppano facilmente le muffe, il periodo migliore per essiccare i cachi è quando la temperatura è bassa e secca, cioè tra il tardo autunno e l’inizio dell’inverno.
Hoshigaki contiene il dolce in forte concentrazione, circa 1,5 volte quella dello zucchero e 4 volte quella dei cachi dolci “Amagaki” (甘柿) per reintegrare a pieno le energie.
La polvere bianca che si forma sulla superficie è data dal contenuto zuccherino cristallizzato del frutto.
Si dice sia salutare per la tosse e in generale per rimanere sani, e fa parte dei prodotti alimentari che dall’antichità si conservano essicati durante l’inverno.
Attraverso l’essiccazione dei cachi astringenti, l’aver scoperto una fonte preziosa di dolce superiore allo zucchero in un periodo in cui questo era molto prezioso è ci fa capire la grande saggezza degli antichi.

Shibugaki coloranti e vernice
Poiché il Giappone è circondato dal mare, il Giappone è caratterizzato da un’alta umidità durante tutto l’anno. Per questo motivo, l’umidità è un grave problema nella vita giapponese e sono necessari accorgimenti speciali.
Gli antichi scoprirono che il succo estratto dai cachi lasciato all’aria si indurisce e forma una pellicola che applicata agli attrezzi della vita quotidiana li rende impermeabili, resistenti alle muffe e grazie alla durezza anche più resistenti nel tempo.
I Shibugaki ancora verdi e acerbi vengono pressati per estrarre il succo che viene successivamente fermentato e invecchiato e assume il nome di “Kakishibu” (柿渋). Il tannino contenuto ha effetti antibatterici, antimuffa, antisettici, di impermeabilità e di rinforzo ed è stato usato dall’antichità come colorante e vernice per molto tempo.
Kakishibu è stato usato massivamente nell’epoca Edo, dove fu applicato a materiali da costruzione come i pilastri delle abitazioni, le botti, le vasche e altri oggetti di uso quotidiano e anche i sacchi per la produzione di liquori e le reti da pesca. Nei rimedi sanitari popolari lo si riteneva efficace anche contro le ustioni.
Il succo dei cachi acerbi è inizialmente di colore verde leggero ma quando viene fermentato e maturato diventa gradualmente marrone scuro. Immergendovi un tessuto o dipingendo con il pennello intriso di Kakishibu si ottiene la tintura detta “Kakishibuzome” (柿渋染め)
È un colore molto profondo e gradevole che davvero non fa pensare abbia i cachi come colorante. Inoltre Kakishibu rende il tessuto più resistente a ogni passaggio del processo di tintura prevenendo i dannio da sfregamento e lo strappo.
Grazie a Shibugaki si può rendere un oggetto più importante e duraturo nel tempo.